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Intervista a Robert Kubica: "La 24 Ore di Le Mans? Sfida unica"

Robert Kubica è senza dubbio uno dei personaggi più amati nell'ambiente del motorsport. Non è solo merito del suo indubbio talento, dimostrato in Formula 1 così come nei rally, ma anche delle sue grandi doti umane. OMP ha avuto il piacere di collaborare con il pilota polacco in moltissime avventure agonistiche, tra cui quella in corso: l'impegno nel FIA World Endurance Championship con il Team WRT, la stessa squadra con cui nel 2021 ha conquistato il titolo della European Le Mans Series, aprendo al meglio il suo capitolo nelle competizioni di durata.

La 24 Ore di Le Mans è l'appuntamento più atteso nel calendario del FIA WEC: l'edizione 2023, quella del Centenario, è ormai alle porte e sarà la terza nella carriera di Kubica, protagonista della classe LMP2 condividendo la vettura numero 41 con Louis Delétraz e Rui Andrade.

Abbiamo intervistato Robert per raccogliere le sue impressioni alla vigilia della gara, su cosa ha scoperto in questa disciplina e per rivivere insieme i momenti più significativi vissuti insieme a OMP.

Robert, sei alla vigilia della tua terza 24 Ore di Le Mans: che cosa rappresenta per te?
"Correre qui è una sfida unica. Le gare endurance richiedono un approccio diverso, e non solo per la durata: la preparazione comincia molto prima, in pratica arriviamo a Le Mans con dieci giorni di anticipo. Definirei la 24 Ore come una specie di Olimpiade del motorsport, perché è qualcosa senza eguali. Per capirla fino in fondo bisogna viverla, è un evento complicato in cui ti aspetta qualsiasi insidia e in cui ad ogni minuto può accadere qualcosa. A questa gara bisogna portare rispetto, non va affrontata con troppa sicurezza. L'errore può essere sempre dietro l'angolo e conviene essere riflessivi. Una svista, un calo di concentrazione, sia da parte del pilota che di chi sta ai box, può costare moltissimo. Ancor di più perché adesso si tiene sempre un ritmo altissimo, grazie all'affidabilità raggiunta dalle vetture".

Da pilota molto versatile quale sei, cosa stai apprezzando maggiormente di questa disciplina del motorsport?
"All'inizio per me è stato un mondo un po' diverso, a cominciare dal dividere la macchina con altri piloti. In passato il compagno di squadra era un rivale, pur collaborando fuori dalla macchina, ma nell'endurance le cose cambiano. Si lavora uno per l'altro. A livello umano, le gare di durata rafforzano i legami fra le persone, e soprattutto la 24 Ore di Le Mans per l'impegno che richiede. È una via di mezzo tra pista e rally, perché si è molto più vicini ai fan, agli altri piloti, alla squadra. Nell'endurance, per lavorare bene e ottenere buoni risultati, essere egoisti non paga mai".


Nella tua carriera hai potuto metterti alla prova con tantissime auto differenti. Per cosa si distinguono i prototipi LMP2?
"Dico sempre che ogni mezzo con quattro ruote e un volante, nell'essere portato al limite, pone una sfida per il pilota. Questo è il bello del mio lavoro, della mia passione: che sia una Formula 1, un kart o un prototipo, cambia poco. In gare come la 24 Ore di Le Mans ti trovi sempre ad affrontare diverse condizioni: anche quando il meteo rimane stabile, c'è almeno il cambio di temperature tra giorno e notte. Le LMP2 sono progettate per una maggiore guidabilità, più che per il picco di prestazioni, ed ai piloti questo piace molto. Oreca ha fatto uno splendido lavoro".

La classe LMP2 è la probabilmente più combattuta della griglia, ma con il Team WRT arrivate sull'onda della vittoria alla 6 Ore di Spa.
"Alla 24 Ore ci saranno 24 prototipi LMP2, con l'aggiunta degli iscritti in arrivo dalla European Le Mans Series. Essendo una macchina in uso da tanti anni, i team e i piloti la conoscono benissimo, e quando c'è stabilità di circuiti, gomme e regolamenti, i distacchi si riducono. Nel FIA WEC abbiamo normalmente otto equipaggi in grado di lottare per il successo, il livello è altissimo. In qualsiasi categoria e con qualsiasi auto, comunque, vincere alla 24 Ore di Le Mans è sempre difficile. Già arrivare al termine senza intoppi è un'impresa da applausi, ma poi ci si ricorda di quelli che vincono... e allora speriamo si ricordino di noi!".

Quanto conta il rapporto con il Team WRT, dove sei tornato quest'anno dopo l'esperienza del 2021?
"Quando si dice che si vince e perde insieme è la verità, a maggior ragione se parliamo della 24 Ore di Le Mans. La squadra gioca un ruolo importantissimo, nella preparazione della macchina, e poi ovviamente durante la corsa fra strategia e pit-stop. I meccanici ai box sono sottoposti a una pressione ancora maggiore del solito, per tutti è più facile fare errori o non essere lucidi. Questa corsa porta ai limiti estremi tutto il gruppo, ed è questo, come dicevo, che unisce: si dipende uno dall'altro. A inizio anno non eravamo al 100 per cento, ma nelle ultime due gare siamo cresciuti molto. Sì, abbiamo vinto a Spa, ma Le Mans è un altro capitolo, una corsa a sé, e bisogna affrontarla al cento per cento".


Sia tu che WRT avete una lunga storia di collaborazione con il brand OMP. In questo momento cosa apprezzi maggiormente dei prodotti che utilizzi?
"Ho utilizzato la mia prima tuta OMP nel 1998, quando correvo in kart con la scuderia CRG Grifone. Da pilota ho cambiato tante categorie e tanti team, ed in 25 anni ho avuto spesso OMP ad equipaggiarmi. Nel 2010 ci siamo ritrovati in Formula 1, lavorando insieme con intensità per sviluppare le scarpe: sono stato un po' rompiscatole in quel periodo, il mio obiettivo principale era di avere maggiore comodità, e da allora le scarpe OMP hanno fatto enormi passi avanti, diventando molto diffuse nei vari campionati. Se il prodotto ha avuto un tale successo sul mercato, significa che era, ed è ancora, molto valido: non dico che sia tutto merito mio, ma un piccolo aiuto penso di averlo dato!".

Se Ayrton Senna per OMP è stato fondamentale nello sviluppo dei guanti, e Michael Schumacher per le tute, tu lo sei stato per le scarpe. Tu che sei rinomato per essere un abilissimo collaudatore, ti sei rivelato un campione anche nello ricerca sul racewear!
"La scarpa è un oggetto molto personale per il pilota, ma a volte è un po' sottovalutata: si crede che serva solo a premere acceleratore e freno. Però deve offrire la giusta sensibilità e la giusta rigidezza. Negli abitacoli di F1, ma anche delle vetture endurance, possono esserci temperature molto elevate: la scarpa deve essere quindi sia resistente che comoda, senza creare fastidio al piede, che è una parte del corpo molto sensibile".



La ricerca del risultato passa quindi da ogni dettaglio.

"Il motorsport è un mondo dove la ricerca del progresso è continua, ed è incredibile come una tuta o un guanto possano evolversi nel tempo. Si va a caccia di più comfort, ma soprattutto di maggiore protezione, un aspetto che spesso ci dimentichiamo. Ci sono normative della FIA che hanno reso le tute molto più sicure, ma la competizione richiede anche di non fare passi indietro su peso, comodità e traspirabilità. A guardare le tute, sembrano sempre le stesse, ma alle spalle c'è tantissimo lavoro, tantissima ricerca: quando pensi che il tuo prodotto sia il migliore che ci sia, stai già perdendo. Proprio come in pista, ogni giorno bisogna lavorare per spingersi oltre".

Da tanti anni utilizzi anche il casco Bell, un altro prodotto parte di Racing Force Group.
"Si torna sempre al 2010! Sempre in quell'anno ho scelto il casco Bell, che all'epoca non faceva ancora parte dello stesso gruppo di OMP. Il primo aspetto che mi impressionò fu la ventilazione interna, nettamente superiore rispetto al precedente casco che utilizzavo. In quel periodo soffrivo molto il calore, e notai subito enormi benefici. Nelle gare endurance il raffreddamento è meno importante, ma la verità è che quando ti trovi bene con un prodotto, e con un gruppo che ti supporta, non vuoi più cambiare. La collaborazione che si crea va al di là del prodotto in sé: è bello sapere che in caso di necessità ci sia sempre qualcuno pronto ad aiutarti. Questo è quanto ho sentito in OMP e Bell, adesso unite all'interno di Racing Force Group. So di avere dei partner su cui poter fare sempre affidamento, e questo fa la differenza".